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LA NAVE DELLA LEGALITÀ – La scuola italiana in movimento

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Sono pubblicati i risultati di un’ampia e impegnativa ricerca sul campo condotta da Cross per il Ministero dell’Istruzione. Si tratta di un’indagine socio-antropologica su un evento rubricato da tempo sotto la voce “Nave della legalità” o “Nave Falcone-Borsellino”.

Ne è stata protagonista per quasi quindici anni una nave speciale, incaricata di partire ogni 22 maggio sera da Civitavecchia alla volta di Palermo, per portare nel capoluogo siciliano centinaia e centinaia di studenti e insegnanti distintisi nell’anno scolastico per i migliori progetti di educazione alla legalità. Un premio “faticoso”, visti gli impegni richiesti dagli spostamenti via terra e via mare e dalla intensità della giornata palermitana, dedicata al ricordo dei giudici Falcone e Borsellino nell’anniversario della strage di Capaci.

La ricerca ha cercato di ricostruire i mondi vitali degli insegnanti e degli studenti partecipanti, la qualità concreta delle esperienze realizzate attraverso il viaggio, il rapporto stabilito nell’occasione da giovani e giovanissimi con le istituzioni, i flussi emotivi prodotti dalle giornate trascorse insieme, le tracce rimaste nella memoria e nella coscienza dei singoli ma anche della comunità di appartenenza, non solo scolastica.

I risultati sono di grande interesse e sono stati distribuiti in tre distinti articoli, secondo la provenienza geografica degli studenti, scritti da Thomas Aureliani, Dusan Desnica e Maria Teresa Marchetti, autori della ricerca.

Thomas Aureliani, La Nave della legalità: la partecipazione delle scuole del Nord Italia, tra contesto e biografie

https://riviste.unimi.it/index.php/cross/article/view/19500/17374

Dusan Desnica, La Nave della legalità: gli effetti negli istituti scolastici del Centro Italia

https://riviste.unimi.it/index.php/cross/article/view/19501/17375

Mariateresa Marchetti, Itinerari antimafia nel sud Italia: la nave della legalità come laboratorio didattico d’avanguardia

https://riviste.unimi.it/index.php/cross/article/view/19969/17784

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Il clan dei Casamonica: la costruzione di uno speciale potere criminale a Roma Sud-Est

La presenza del fenomeno mafioso nella Regione Lazio è ormai antica e singolarmente caratterizzata da una continua mobilità delle sue forme. Non ci sono gerarchie, se non molto approssimative. Non ci sono territori su cui, nel tempo, qualche clan abbia potuto realizzare stabilmente un controllo monopolistico. Vi sono avvicendamenti, intersezioni, rapide ascese e altrettanto rapidi declini; rapporti stretti o assenza di rapporti significativi con la politica; grandi organizzazioni mafiose e clan rigorosamente locali, anche di quartiere; mafie importate e mafie autoctone. 

Oggetto di questa analisi storica e sociale è il clan dei Casamonica, balzato alcuni anni fa da un quartiere della periferia romana alle prime pagine della grande stampa americana. Una attività di ricerca attenta alle testimonianze scritte come a quelle orali, ai processi giudiziari come ai percorsi educativi, all’anatomia degli insediamenti urbani come alla struttura delle reti familiari, ai fatti di cronaca come al linguaggio e alle forme di comunicazione simbolica. In questa sede vengono presentati i principali risultati della ricerca condotta a Roma dalla Dott.ssa Ilaria Meli sul clan dei Casamonica. Si tratta di risultati che già da soli suggeriscono l’opportunità di valorizzare e dar seguito a questo sforzo di ricostruzione e analisi comparata delle forme di sviluppo del crimine organizzato nella regione.

Committente della ricerca: Osservatorio per la legalità e la sicurezza della Regione Lazio

Scarica la ricerca: https://www.regione.lazio.it/sites/default/files/2021-07/Il%20Clan%20dei%20Casamonica%20-%20Nando%20Dalla%20Chiesa.pdf

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La grande storia dell’educazione alla legalità nella scuola italiana

La ricerca sull’educazione alla legalità e all’antimafia nella scuola italiana si propone di studiare uno dei filoni più nobili della storia civile d’Italia. Il progetto, frutto di un accordo tra MIUR e Università degli Studi di Milano, ha infatti lo scopo di ricostruire quanto l’istituzione scolastica ha fatto nell’arco di più di un trentennio (dal 1980 al 2015) per promuovere la formazione ed il protagonismo delle nuove generazioni sul fronte della lotta alla mafia. La prima tranche è stata rivolta allo studio dei casi di Emilia-Romagna e Lombardia. Gli sviluppi della ricerca hanno successivamente riguardato altre quattro regioni: una del Nord (il Piemonte) e tre del Sud (Calabria, Sicilia, Campania), in una prospettiva comparata. Lo spettro dell’analisi è stato poi allargato, in forma più sintetica, a tutte le regioni italiane e ha incluso una indagine specifica dei programmi di educazione alla legalità e alla democrazia svolti dagli Istituti Penali Minorili italiani.
Al progetto, diretto dal prof. Nando dalla Chiesa, hanno partecipato numerosi ricercatori dell’Osservatorio: Eleonora Cusin (Piemonte e Emilia-Romagna), Mattia Maestri, Sarah Mazzenzana e Samuele Motta (Lombardia), Martina Mazzeo (Calabria, Campania, Sicilia), Roberto Nicolini (le restanti regioni), Arianna Zottarel (IPM italiani).

Scarica qui il rapporto

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Le aziende confiscate: ICARO –  Instruments to Remove Confiscated Asset Recovery’s Obstacles

ICARO è un progetto di ricerca finanziato dall’Unione Europea che intende approfondire la conoscenza di un tema di frontiera: quello delle aziende confiscate alla criminalità organizzata e del loro riutilizzo sociale, secondo le norme previste dalla legge 109 del 1996. L’Università degli Studi di Milano partecipa a questo progetto multidisciplinare insieme ad Arci, CdiE, Avviso Pubblico, Cgil e SAO.
La ricerca si articola in più fasi: dallo studio della direttiva europea e delle normative dei singoli stati membri in materia di sequestro e confisca all’elaborazione di una mappa dei rischi di esposizione al fenomeno della criminalità organizzata nei 28 stati membri dell’ UE; dall’analisi dei principali settori di investimento e tipologie d’impresa delle organizzazioni criminali di stampo mafioso in Italia alla creazione di una mappa geo-referenziata delle aziende confiscate sul territorio nazionale; dall’analisi di dieci casi aziendali italiani alla elaborazione di un modello integrato di gestione.
Al progetto, avviato prima della costituzione di CROSS e diretto dal professor Nando dalla Chiesa, collaborano le ricercatrici dell’Osservatorio sulla Criminalità Organizzata Federica Cabras e Ilaria Meli.

Le parti del rapporto: Dove investe la criminalitàGuide linee e modello integratoI rischi di infiltrazione mafiosa in EuropaI dieci casi studioIl riuso sociale delle aziende confiscateModello integrato per la gestione e il risanamento delle aziende sequestrate e confiscate alla criminalità organizzataTesting

Le organizzazioni mafiose al Nord. I Rapporti sulle aree settentrionali per la Presidenza della Commissione Parlamentare di inchiesta sul fenomeno mafioso

Le quattro relazioni che Cross ha redatto per la Commissione Parlamentare antimafia si sono occupate di ricostruire la presenza e le attività delle organizzazioni di stampo mafioso nelle regioni settentrionali, compresa l’Emilia Romagna. I tre studi si prefiggono di esplorare le tendenze attuali del fenomeno mafioso al Nord, in termini quantitativi e qualitativi.  Nel primo rapporto il gruppo di ricerca ha proposto un “indice di presenza mafiosa” costruito su base provinciale, frutto di una rielaborazione sintetica soggettiva da parte dell’Osservatorio.  Il secondo e il terzo rapporto hanno studiato invece la presenza delle organizzazioni nell’economia reale – legale e illegale – e gli effetti prodotti sui singoli territori sul piano sociale e culturale.  Il quarto rapporto si è concentrato sulla presenza della criminalità straniera, evidenziando gli interessi e le attività di tali gruppi nelle diverse regioni analizzate.  Il gruppo di ricerca è stato coordinato dal professor Nando dalla Chiesa e composto da Martina Bedetti, Federica Cabras, Ilaria Meli, Samuele Motta, Sarah Mazzenzana e Roberto Nicolini.

Scarica i rapporti:  primo  –  secondo  –  terzo  – quarto

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I beni confiscati alle organizzazioni mafiose in Lombardia. Policy Paper.

Il policy paper sui beni confiscati in Lombardia è stato commissionato dal Consiglio regionale della Lombardia a Éupolis Lombardia, che ha poi richiesto la collaborazione di CROSS (Responsabile di progetto: Antonio Dal Bianco, Éupolis Lombardia. Gruppo di ricerca: Fernando dalla Chiesa, Università Statale di Milano; Mattia Maestri, Osservatorio sulla criminalità organizzata; Mattia Mercuri, collaboratore Éupolis Lombardia). Lo scopo: avanzare proposte di attuazione delle disposizioni previste nella legge regionale lombarda 17/2015 sul recupero sociale dei beni immobili confiscati alla criminalità organizzata, e provare a delineare le caratteristiche di un modello di intervento regionale. Il rapporto di ricerca contiene una sezione descrittiva del patrimonio confiscato, realizzata con l’aiuto dei dati messi a disposizione da ANBSC e Libera Lombardia e arricchita attraverso una serie di interviste agli enti assegnatari, che permette di approfondire ed evidenziare le best practices in via di sviluppo. Il modello emerso di gestione delle assegnazioni offre importanti spunti di riflessione sia sulla consapevolezza del valore simbolico e sociale della confisca, sia soprattutto sulla effettiva realizzazione di nuove forme di imprenditorialità sociali. Nella seconda parte del testo vengono descritte le principali proposte elaborate per risolvere alcune criticità del codice legislativo antimafia, cercando anche di mettere in luce quelle che potrebbero interessare la gestione delle aziende confiscate.

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La criminalità organizzata in Messico e le forme della resistenza civile

Il progetto di ricerca, finanziato su contributo della Fondazione Cariplo, mira a indagare le principali forme di resistenza civile in Messico nate come diretta conseguenza della drammatica situazione di violenza, corruzione e impunità che sta caratterizzando il paese. La ricerca è divisa in due parti. La prima analizza il contesto messicano, ossia la transizione politico-economica che ha vissuto il paese negli ultimi cinquant’anni, la dinamica delle relazioni con gli Stati Uniti e l’evoluzione del panorama criminale legato allo sviluppo del narcotraffico e dei cartelli della droga.  La seconda parte, più ampia e innovativa dal punto di vista scientifico, descrive e ricostruisce le forme di resistenza civile come il movimento dei familiari delle vittime, i difensori dei diritti umani e il giornalismo sociale. La ricerca, condotta da Thomas Aureliani, si è avvalsa di informazioni di prima mano, di forme di osservazione partecipante, e della possibilità di realizzare interviste sul campo a testimoni privilegiati nel maggio del 2015, nel contesto della formalizzazione di ALAS (America Latina Alternativa Social), la rete antimafia latinoamericana promossa da Libera, e della successiva partecipazione al Primo Congresso di “Red Retoño”, la rete messicana interna ad ALAS.

Scarica il rapporto qui

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La criminalità organizzata in Brasile

Il progetto di ricerca, finanziato su contributo della Fondazione Cariplo, si propone di studiare le nuove dinamiche che caratterizzano la criminalità organizzata in Brasile. Il Paese negli ultimi anni ha attirato su di sé una certa attenzione internazionale legata al proprio sviluppo economico e a importanti eventi come i Mondiali di calcio del 2014 e le Olimpiadi del 2016. Minore attenzione è stata invece dedicata alla situazione criminale, nonostante il Brasile sia pienamente inserito nel processo di ridefinizione delle forme e rotte del narcotraffico che dagli anni Novanta coinvolge tutto il Sud America. La ricerca, condotta da Roberto Nicolini, si concentra in particolare su presenza e radicamento del narcotraffico nella città di Rio de Janeiro con specifica attenzione alle favelas. Vi viene anche proposta un’analisi esplorativa delle principali trasformazioni dei fenomeni criminali nella città di San Paolo.

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La criminalità organizzata balcanica. La genesi, la crescita e la geografia contemporanea

Il progetto di ricerca, finanziato su contributo della Fondazione Cariplo, analizza le origini e lo sviluppo della criminalità organizzata balcanica. La ricerca muove dallo studio del quadro storico della regione, e dei suoi conflitti etnici e religiosi, per mettere a fuoco caratteristiche e specificità dei gruppi criminali balcanici. Il lavoro si propone, attraverso la rielaborazione della letteratura esistente sul tema, di spiegare lo stretto legame tra i recenti conflitti jugoslavi e la nascita di forti gruppi criminali oggi protagonisti su diverse rotte illecite internazionali. Grazie alle interviste realizzate nel corso di una ricerca sul campo da parte dell’autrice Carmela Racioppi, il rapporto mette in evidenza sia le molte specificità del contesto regionale sia il modo in cui i gruppi balcanici si vanno sempre più costituendo come soggetti espansivi e intraprendenti di attività illegali di rilievo fuori dalle loro aree di origine.

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Banche dati antimafia e grandi opere

L’Osservatorio ha condotto, su finanziamento di una grande impresa privata, una ricognizione sulle possibilità di infiltrazione della criminalità organizzata nel contesto delle grandi opere, con focus specifico sulla Basilicata. La ricerca è stata suddivisa in tre parti. Nella prima si è ricostruita la storia della criminalità organizzata lucana e, parallelamente, il rapporto tra mafia, camorra, ‘ndrangheta e lo specifico settore delle Grandi Opere. La seconda parte ha invece ripercorso l’evoluzione della normativa Grandi Opere e di quella antimafia, per quanto riguarda il settore degli appalti. In concreto: dalla nascita delle certificazioni antimafia ai protocolli di legalità più avanzati, implementati da sistemi di monitoraggio dei flussi di manodopera e finanziari. Nell’ultima parte il gruppo di ricerca (composto da Stefano Paglia e Antonietta Truncellito) ha elaborato una sua proposta di banca dati antimafia volta a integrare tutti gli strumenti digitali già in possesso delle pubbliche amministrazioni.

CROSS ricerca, insegnamento, promozione culturale dal 2013

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